Diario di viaggio in Namibia
La mia esperienza tra natura, safari e popolazioni locali.
28 marzo 2024 - Esperienze di viaggio
Nella mia vita ho viaggiato tanto, ma se c’è un continente che mi lascia sempre senza fiato, è proprio l’Africa. Durante il mio primo viaggio in Botswana, sono rimasta affascinata dai colori, dai sapori e dai profumi di questa terra. Ricordi indelebili che riportano a tempi lontani. I miei genitori, però, durante quel viaggio, non smettevano mai di ripetermi quanto fosse bella la Namibia; un Paese affascinante, ricco di fauna selvatica e paesaggi sconfinati. Inoltre, e non meno importante, la Namibia è uno dei paesi più sicuri del Sud Africa, tanto da essere definita “l’Africa dei principianti”: si può esplorare tranquillamente in autonomia, guidando macchine 4x4 ed è possibile godersi il sogno africano senza sentirsi troppo turisti ma più esploratori. E da lì è partito tutto. Insieme ad Alberto di Viaggi Fotografici e altri sei impavidi compagni di viaggio, siamo partiti entusiasti per la Namibia.
Siamo atterrati nella capitale Windhoek, dopo uno scalo ad Addis Abeba, nell’unico aeroporto internazionale della Nazione. Le emozioni, l’adrenalina e le aspettative erano altissime: stavo per realizzare un sogno!
Il nostro referente ci aspettava agli arrivi, ci ha portato a ritirare l’auto a noleggio, ci ha spiegato come cambiare una gomma in caso di foratura (cosa che succede molto spesso sulle strade della Namibia), ci ha spiegato come far circolare l’aria nel vano bagagliaio per non imbarcare troppa sabbia ma, ahimé, le nostre valige hanno assunto il color sabbia, subito al primo giorno!
In Namibia, come in Inghilterra, si circola sul lato sinistro della strada; puoi già immaginare le comiche per uscire dal centro abitato, con annesso panico alle prime rotonde.
Fuori dalla capitale, il paesaggio cambia completamente; la savana prende il sopravvento, le costruzioni cittadine lasciano lo spazio ad un terreno incontaminato, con qualche arbusto e gli animali a lato strada. A completare questa immagine da cartolina c’è il nostro primo tramonto africano: nessuna nuvola a colorare il cielo ma infinite sfumature. Uno dei più bei tramonti visti fino a quel momento.
Arriviamo al nostro lodge che ormai è sera e, dopo un brindisi e una cena a base di delizie locali, andiamo nelle nostre stanze a ricaricare le energie pronti per iniziare a pieno questo viaggio.
La sveglia, in Africa, è tassativamente prima dell’alba e, nonostante sia luglio e siamo in Africa, le temperature si aggirano intorno a 6/10 gradi.
Quindi, ben coperti dai nostri indumenti termici, iniziamo ad addentrarci nel deserto del Kalahari, direttamente nella riserva del lodge. I profumi del bush e della savana sono inebrianti, i nostri occhi iniziano a vagare alla ricerca di qualcosa che possa sfuggire alle tenebre. Man mano che il sole si alza sull’orizzonte, i colori intorno a noi esplodono: il rosso del semi deserto del Kalahari e il giallo, quasi un bianco accecante, della vegetazione e dei pochi alberi sparpagliati.
Sulla strada del rientro verso il lodge, abbiamo visto la savana svegliarsi e giraffe, antilopi, kudu e innumerevoli volatili, hanno iniziato a popolare le strade e il paesaggio intorno a noi.
Dopo un’abbondante colazione, ci dirigiamo verso il deserto del Namib. Ci meravigliamo di quanto il paesaggio sia in continuo mutamento: a volte ci sembra di essere nella zona sud del Marocco, a tratti ci sembra di percorrere la costa ovest degli Stati Uniti, altre volte ci ritroviamo al cospetto di un paesaggio imparagonabile con nessun altro luogo al mondo.
È quasi sera e, stagliato sulle prime dune del deserto del Namib, vediamo l’animale simbolo di questa nazione, l’orice e, poco più avanti, sulla spettacolare strada sterrata verso il lodge, anche una giraffa solitaria, uno sciacallo e un otocione, il tutto con un tramonto da mozzare il fiato sullo sfondo.
Per cena, gustiamo altre prelibatezze locali, come la carne di Kudu, lo stufato di Springbok e la carne di zebra alla griglia.
Il deserto del Namib si riconosce subito; le pareti di sabbia rossa costeggiano la strada e il paesaggio che ci ritroviamo davanti è incredibile. I padroni di questo luogo sono sicuramente gli orici, che ritroviamo spesso lungo il tragitto durante tutto l’arco della giornata.
Con qualche incertezza, ci avventuriamo con il nostro fuoristrada, su una percorso fatto completamente di sabbia e dopo circa 10 minuti arriviamo nel luogo che ha reso famosa la Namibia: DeadVlei.
Lo spettacolo che ci troviamo davanti è ineguagliabile: un “pan” di sale bianco con gli scheletri scuri degli alberi pietrificati, che si stagliano sull’arancione albicocca delle dune e svettano contro un cielo azzurro molto intenso, completamente sgombro dalle nuvole. Inutile dire che rimaniamo un tempo indefinito a scattare in tutti i modi questo meraviglioso fenomeno della natura.
Perdiamo talmente tanto la cognizione del tempo che è già ora di rientrare e, dato che il tramonto è il momento migliore in cui gli animali approfittano per uscire, riusciamo ad avvistare famiglie di orici con i loro cuccioli, sciacalli, otocioni e anche degli gnu, appena fuori dai cancelli del parco.
La giornata successiva è una giornata di spostamento verso la costa; lungo il tragitto ci fermiamo in una sorta di città fantasma in stile Route66: Solitaire, dove assaggiamo la miglior torta di mele della Namibia.
Dopo giorni immersi nella natura, avendo attraversato savane e paesaggi marziani, nel pomeriggio arriviamo sulla costa, dove iniziano a spuntare nuovamente segni di civiltà, città, cantieri e traffico incluso. Per sopperire a questo impatto un po’ disturbante a cui non eravamo più abituati, ci concediamo un bell’aperitivo, vista mare, in attesa del tramonto, a Walvis Bay. Proprio davanti ai nostri occhi, si radunano centinaia di fenicotteri. Un vero spettacolo per gli occhi, non penso di averne mai visti così tanti e così da vicino! Un sogno!
La sera ci rechiamo a Swakopmund, una cittadina in stile bavarese sferzata dai venti oceanici. Ceniamo a base di pesce atlantico, su un pontile, all’interno di un ristorante ricostruito all’interno di una nave. Molto caratteristico!
Il mattino dopo ci aspetta, ovviamente, un’altra sveglia all’alba, per una delle escursioni che non possono mancare durante un viaggio in Namibia: Sandwich Harbour.
Qui, le dune del deserto incontrano l’impeto delle onde dell’Oceano Atlantico, un luogo di impareggiabile meraviglia, sospeso nel tempo, con le nebbie e le foschie che si creano e si uniscono in questo strano incontro. Essendo partiti all’alba, grazie ai fotografi, abbiamo avuto la fortuna di essere gli unici all’interno del parco e abbiamo vissuto un’esperienza davvero surreale. Questa distesa infinita di deserto da una parte, le dune disegnate dal vento, i colori dell’alba nel cielo e il blu intenso dell’oceano, è sicuramente qualcosa difficile da dimenticare.
A bordo del nostro 4x4, guidiamo letteralmente sul bagnasciuga, e vediamo sulla spiaggia gli sciacalli che si cibano delle carcasse delle foche spiaggiate dalla mareggiata della sera prima. Continuiamo su e giù per le dune di sabbia, fino ad arrivare al punto più fotografato della Namibia, a ridosso di una duna che si tuffa letteralmente nel mare.
Prima della fine dell’escursione, lo staff ci prepara un tavolo per il pranzo in mezzo alle dune, al riparo dal vento, con sandwich, frutta, verdura e tanto di bollicine non bene identificate.
Ci fanno anche vedere Nara, una pianta che produce dei piccoli meloni, l’unica in grado di sopravvivere in questo ambiente. Assaggiamo anche il seme essiccato di questa pianta, che ricorda molto il sapore della liquirizia.
Il giorno dopo ci spostiamo nuovamente, percorriamo la C34 che costeggia l’Oceano, la cosiddetta “Skeleton Coast”. Nei tempi antichi, le fitte nebbie che si creavano dall’incontro del deserto con l’umidità dell’oceano, rendevano invisibile la costa, causando numerosi naufragi e l’incagliamento delle navi, i cui scheletri rimanevano ben visibili sulle spiagge.
Arrivati a Cape Cross, andiamo a vedere una delle colonie più numerose di otarie. Sono davvero ovunque, sia sulle passerelle che dovrebbero accogliere i turisti, sia sulla terra, sia in acqua dove saltano e giocano tra loro. L’odore è talmente forte che ci fa scappare dopo poche foto.
Riprendiamo la strada, la C35 che ci conduce nell’entroterra, una strada dal paesaggio pressoché lunare.
Arriviamo nella regione montuosa del Damaraland, in un lodge molto carino, le cui stanze sono tutte dotate di un piccolo orticello. Tutte le verdure coltivate vengono poi utilizzate nel ristorante, a chilometro zero. Qui abbiamo l’occasione di visitare uno dei popoli nomadi che abitano queste terre: gli Himba.
Gli Himba sono un gruppo etnico di circa 12 mila persone che vivono nel Nord della Namibia. La particolarità di questo popolo è quella di cospargere la propria pelle e i capelli con una mistura rossa di burro e terra, chiamata otjize. Un vero e proprio rito, estetico e funzionale, grazie al quale questa popolazione viene conosciuta come “popolo rosso della Namibia”. Ci spiegano le loro usanze, i loro riti e le loro tradizioni. Un popolo davvero affascinante.
Lasciamo la regione degli Himba per dirigerci verso il Parco Nazionale Etosha, nel quale, finalmente, ci dedicheremo completamente al safari alla ricerca dei Big 5. Subito, un rinoceronte, ci attraversa la strada e riusciamo a fotografarlo da molto vicino. Ci fermiamo poi vicino ad una delle tante pozze che popolano questo parco e assistiamo ad una scena meravigliosa, la gerarchia della savana! Un branco di maestosi elefanti si sta abbeverando, sono imponenti e un po’ buffi con le loro proboscidi. Poco distanti, ci sono degli orici e qualche springbok ma, ad un certo punto, vediamo avvicinarsi delle zebre. Subito vengono rimproverate dagli elefanti a suon di barriti e si mettono in disparte in attesa del loro turno. Quando i pachidermi finiscono di bere e farsi il bagno se ne vanno con tutta la loro eleganza e la tranquillità della loro stazza. Le povere zebre possono finalmente avvicinarsi alla pozza e abbeverarsi.
Ritroviamo i nostri amici elefanti anche più avanti, lungo la strada. Nonostante la loro stazza, riescono a mimetizzarsi dietro ad un arbusto. Due di loro ci regalano un momento indimenticabile: mentre si cibano della vegetazione circostante, si avvicinano tra loro e uno da da mangiare all’altro, creando una sorta di cuore con le proboscidi intrecciate! Il nostro ranger ci spiega che è la mamma che dà da mangiare al suo piccolino, ormai cresciuto.
Quando ci sono i cuccioli di elefante, bisogna fare molta attenzione: gli esemplari adulti sono molto protettivi, si irritano facilmente ed è un attimo che diventino aggressivi e cerchino di caricarti.
Anche il giorno successivo è dedicato completamente al safari nella savana. La mattina la passiamo sempre in compagnia del nostro ranger, mentre nel pomeriggio ci cimentiamo noi, con i nostri mezzi, ad esplorare la savana! L’emozione che ho provato a guidare su questi sterrati è indescrivibile. Poter esplorare la zona con i nostri tempi, fermarci davanti al traffico di zebre e antilopi, ci ha fatto sentire dei veri e propri esploratori.
Purtroppo, non abbiamo avuto molta fortuna e non siamo riusciti ad avvistare i leoni ma, a fine giornata, ormai in direzione dell’uscita del parco, vediamo una macchina ferma. Ci avviciniamo, pensando abbiano bisogno d’aiuto e, invece, davanti a loro, sul cartello in pietra che indica la direzione dell’uscita più vicina, c’è un leopardo che si crogiola al sole. Che eleganza e che meraviglia vedere questi animali, a così poca distanza da noi, in completa libertà.
Perdiamo, ovviamente, la cognizione del tempo. Il felino, stanco forse di tutte le nostre fotografie, si allontana e a noi, non resta che riprendere la via verso l’uscita. Durante il tramonto, lo sappiamo bene, gli animali escono sempre di più e aumentano a dismisura. Per strada è difficile non rallentare o non fermarsi per osservare questo paesaggio degno del film “Il Re Leone”. Guardare il tramonto sullo sfondo e la strada che viene attraversata da giraffe, zebre, antilopi, elefanti è come guardare un quadro da cui non riesci a staccare lo sguardo.
Il nostro cuore è consapevole che il viaggio sta giungendo al termine e un po’ di nostalgia invade i nostri pensieri. L’ultima tappa del nostro viaggio in Namibia è Waterberg, non sempre inserita all’interno dei circuiti turistici.
Waterberg è un altopiano roccioso che ospita un’area naturale protetta. Il paesaggio che la domina è ancora diverso da tutto quello che abbiamo visto finora: una terra rossa cosparsa di una vegetazione lussureggiante.
Soggiorniamo all’interno del parco, dal quale possiamo godere di una vista mozzafiato. I giochi di colore, al tramonto, con la terra rossa, sono il degno saluto di questo viaggio incantevole. L’ultima escursione che facciamo è quella per vedere i rarissimi rinoceronti bianchi, che vengono preservati in quest’area. L’ultimo aperitivo, in mezzo al parco, lo facciamo in compagnia di tre giraffe e una colonia di babbuini, una chiusura di viaggio davvero notevole.
L’ultima alba ha un sapore dolce amaro, consapevoli che questo sarà solo un arrivederci.
La Namibia è una terra che meraviglia, che non annoia, che cambia in continuazione e che ti fa maledettamente venire quel famoso Mal d’Africa di cui si parla tanto.
Sono davvero felice di poter tornare con il prossimo viaggio di gruppo in Namibia, spero che anche tu possa emozionarti davanti alla meraviglia di questo Paese.
Tutte le fotografie sono di Alberto Ragnoli di Viaggi Fotografici.